Benvenuti nel sito del Gruppo Alpini di Morsano di Strada

Il giardino degli Alpini e la Baita, sede del Gruppo

Come tutti i Gruppi dell'Associazione Nazionale Alpini, il Gruppo di Morsano di Strada, parte della Sezione ANA di Palmanova (Udine), svolge le sue attività principali in campo sociale e ricreativo. Inseriti in una piccola comunità di poco più di mille abitanti, gli Alpini di Morsano, hanno da sempre rappresentato uno dei principali punti d'aggregazione. Tra le attività più importanti vanno ricordate le molteplici raccolte di fondi per fini solidaristici e di carità. Degne di nota sono la raccolta fondi da destinare all’acquisto di una autoambulanza per l’Ospedale Civile di Palmanova organizzato dalla sezione e la raccolta di fondi da destinare all’asilo A.N.A. di Rossosch in Russia.

Da ricordare sono anche le varie attività, quali lotterie e cene di beneficenza organizzate dagli Alpini su piano locale per raccogliere proventi da destinare ad interventi come quello di protezione civile in Romania, nonchè per missionari impegnati in aree del mondo in via di sviluppo. Nel 1985 gli Alpini di Morsano collaborarono alla costruzione di un capannone presso la cooperativa sociale per il recupero dei tossicodipendenti "La Viarte" di Santa Maria la Longa (UD). Questi sono solo alcuni degli esempi, ma volendo essere meticolosi la lista delle attività solidaristiche che, le umili ma tenaci Penne Nere morsanesi da sempre portano avanti, sarebbe molto lunga.

Naturalmente, il Gruppo partecipa al programma di Protezione Civile della Sezione ANA di Palmanova.

Per quanto riguarda le attività ricreative, va ricordato che dal 1991, il Gruppo organizza quella che è diventata un’importante tradizione di Morsano: la "castagnata" con il concerto della banda musicale "G. Rossini" di Castions di Strada. Morsano, sebbene sia un piccolo centro, ha con gli anni, perso molte delle sue tradizionali forme d’aggregazione e la "castagnata" alpina è una felice serata di Novembre che riunisce attorno alle note della banda ed allo scoppiettare delle castagne, i paesani e le Penne Nere.

Alpini del gruppo di Morsano all'Adunata di Trieste 2004Membri del direttivo all'Adunata di Trieste 2004

Altra attività degna di nota è l’annuale gara non agonistica di pesca sportiva organizzata dagli Alpini pescatori del Gruppo fin dal 1993. La gara è aperta a tutti rilevando ancora l’apertura delle Penne Nere verso tutta la popolazione morsanese; la manifestazione prende vita nel laghetto di Castions, dove per l’occasione, sono liberate decine di trote. Naturalmente, da menzionare è anche il pranzo sociale che una volta l’anno richiama i soci e simpatizzanti del Gruppo attorno ai piatti della tradizione culinaria friulana.

Un passo importante nella storia del Gruppo è stato compiuto nel 1997 con il gemellaggio con il gruppo A.N.A. di Serra Mazzoni (Modena). Da menzionare, è l’aiuto che il Gruppo di serra Mazzoni prestò nell’organizzazione di una visita guidata agli stabilimenti della Ferrari a Maranello da parte delle Penne Nere di Morsano.

Importante è anche ricordare l’opera di collaborazione con altre associazioni locali nell’organizzazione e coordinamento di attività sociali; che ci sia da preparare una pastasciutta per il pubblico del concerto della banda musicale, che ci sia da fare servizio di viabilità per una gara podistica, che ci sia da dare un tono ufficiale ad una manifestazione civile, gli Alpini sono sempre una risorsa disponibile e formidabile della piccola Morsano.

Il Gruppo A.N.A. di Morsano di Strada conta una settantina di membri, di cui una cinquantina Alpini in congedo ed il resto morsanesi simpatizzanti.


Il Gruppo ANA di Morsano è intitolato all'Alpino Ermes Strizzolo. Ermes, si guadagnò la Medaglia al Valor Militare alla Memoria, spingendo fino all'ultimo sacrificio il suo spirito di dedizione e l'amore per la Patria. Gli Alpini del paese hanno inteso onorare questo eroe morsanese, intitolandogli il Gruppo. In questa sezione viene raccontata la storia del valoroso Ermes Strizzolo.

Motivazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare al C.le Magg. Ermes Strizzolo

"Di collegamento, con due Alpini, fra il comando di battaglione e una compagnia avanzata, accortosi che il fuoco falcidiante di alcune armi avversarie aveva fermato il movimento, inviava successivamente i due Alpini ad informare il comandante di battaglione. Non vedendo rientrare nessuno dei due, partiva egli stesso. Colpito da una raffica nemica, si trascinava a stento fino al posto di comando. Incurante del dolore, mentre esortava l'ufficiale a mandare rinforzi ai compagni in linea, decedeva per le gravi ferite riportate."

Quota Forcuta - Cheren (A.O.), 11 febbraio 1941


 

La Medaglia D’Argento al Valor Militare
Caporal Maggiore Alpino ERMES STRIZZOLO

LA VITA

Ricostruire la vita in divisa della Medaglia d’Argento al Valor Militare Ermes Strizzolo, è difficile almeno quanto ricostruire le vicende della sua vita da civile. Le informazioni che si è riusciti a raccogliere provengono principalmente dai ricordi della sorella Regina e dell’amico d’infanzia Amo Cecconi. Secondo quanto riportato da Regina ed Amo, Ermes, fin da giovane manifestò una spiccata inclinazione al viaggiare e all’avventura tanto che la sua presenza in paese fu occasionale. Per questa ragione, anche i familiari non sono stati in grado di fornire informazioni molto dettagliate. Inoltre, mancano documenti scritti quali lettere o messaggi riguardanti Ermes Strizzolo, eccettuati il foglio matricolare e la motivazione della medaglia d’argento. Per certo si sa che nacque a Morsano il 22 luglio del 1907, primo di sette fratelli, da Giacomo Strizzolo e Sandri Rosa. Secondo le citate testimonianze, sappiamo che da ragazzino amava andare in bicicletta e gareggiare con suo cugino Sereno Strizzolo e con l’amico Davide Tartare. Come, tutti i ragazzi morsanesi, era uso spendere il suo tempo libero attorno alla costruzione della vecchia scuola (oggi in via Gorizia) che durante la Grande Guerra era stata utilizzata come ospedale militare. Ermes, da bambino aveva vissuto gli eventi della Prima Guerra Mondiale che s’intrecciarono con le sue sfortunate vicende personali; infatti, mentre il padre era infermiere militare nell’ospedale di Udine, nell’epidemia di tifo del 1916 perse la madre. Fu così che dovette farsi carico di accudire, assieme alle zie, il fratello e le tre sorelle, tutti in tenerissima età. Il padre si risposò a guerra terminata e dal matrimonio nasceranno un’altra sorella ed un fratello. Nell’immediato dopoguerra, Ermes, condivideva un pericoloso passatempo con i suoi coetanei morsanesi: recuperare residui bellici, che in paese e nei campi era facile trovare. Ad ogni modo, a parte quest’elemento diversivo, la sua era una vita molto regolare: alzarsi presto la mattina e via nei campi ad aiutare i parenti, tutti contadini. La numerosa famiglia Strizzolo, composta anche da cugini, zii e zie, era un nucleo familiare di contadini discretamente benestanti. Tuttavia, all’età di diciannove anni, Ermes decide di spostarsi a Milano dove si reca a lavorare assieme ad altri compaesani (i coetanei Amo Cecconi, Autero Sattolo, Tartare Ernesto e il cinquantenne Giuseppe Bertossi) lasciando Morsano nel mese di marzo del 1926. Domiciliati a Corsico (con anche Arrigo Bertossi, e "Gjlindo" Cecconi) i giovani trovano occupazione in uno stabilimento di mattoni mentre Ermes lavora in una fabbrica di biciclette a Milano città. Da qui, viene richiamato in Friuli per il servizio militare che, a partire dal 4 maggio 1927 svolge nel IX Reggimento Alpini battaglione "Bassano" di stanza a Gorizia. Diventa successivamente caporale (il 16 aprile 1928) ed è congedato il 2 settembre dello stesso anno. Probabilmente ritorna a Milano per poi partire nel 1931 in Francia, a Boulogne assieme al compaesano e cugino Pietro Sandri, futuro maresciallo della M.V.S.N., dove trova impiego come piastrellista. Nell’ottobre del 1935 l’Italia inizia la campagna d’Abissinia. Dal ruolo matricolare di Ermes Strizzolo si evince che il 13 marzo 1936 si arruola come volontario nei Fasci Italiani di Combattimento all’Estero - Divisione "Tevere", un reparto di CC.NN. che opera alla conquista dell’Etiopia. Non sappiamo se all’epoca si trovasse già nel continente nero, magari in Eritrea o se il "mal d’Africa" lo avesse colto dopo l’inizio della campagna. Tuttavia, ciò che si sa è che, una volta congedato, assieme ad un socio, di Piacenza, tale Rossi Giacinto, crea e dirige un’impresa di costruzioni edili. Secondo le testimonianze reperite presso pubblici archivi, Ermes aveva un’azienda che impiegava "venti operai nazionali e trenta indigeni" e "lavorava per conto del genio Militare e Civile in costruzioni edili". Secondo una testimonianza attendibile, Ermes era anche proprietario di una moto "Gilera 350" e di due case, una "di otto vani, in muratura, costruita nel 1939-40 ed una, di costruzione indigena, vicina al nuovo macello della città". La sorella Regina ricordava ancora la lettera in cui Ermes si rendeva disponibile a coprirle tutte le spese del matrimonio e la invitava a trasferirsi in ad Addis Abeba, dove lui si era creato una solida posizione economica.

Alcune testimonianze, molto incerte per la verità, vogliono Ermes prendere parte alla guerra di Spagna sempre assieme all’amico Pietro Sandri, il quale, si sa per certo, vi partecipò. Secondo il nostro punto di vista, in linea teorica, ciò potrebbe essere possibile: la campagna d’Etiopia si concluse nel maggio del 1936 mentre la guerra di Spagna iniziò nel luglio dello stesso anno per concludersi nell’aprile del 1939. Tuttavia, la creazione e la gestione di un’impresa edile dovrebbero dare poco spazio a continui spostamenti tra un continente e l’altro, pertanto ci sembra plausibile ritenere che dall’Etiopia, Ermes non si sia mai più spostato. All’età di 33 anni, il 20 ottobre 1940, al pari di altri reduci della campagna d’Etiopia, viene richiamato "per esigenze di carattere eccezionale" e si reca al centro di presentazione di Addis Abeba. Qui ottiene una deroga di tre mesi, forse perché titolare di un’azienda, e si ripresenta al centro il 22 gennaio del 1941. Viene quindi assegnato alla 3ª compagnia di un battaglione Alpino già inquadrato nella divisione PUSTERIA e che durante la campagna del 1935-’36 si era coperto di gloria: il battaglione Alpini "Uork Amba ". Nei giorni seguenti il reparto si muove verso la zona di Cheren, oltre il confine Eritreo. Grazie alle testimonianze dei reduci del "Uork Amba" ed ai diari militari è possibile ricostruire, per grandi linee, gli ultimi movimenti del reparto e quindi del caporale Strizzolo.



IL BATTAGLIONE ALPINI "UORK AMBA"

"Le Aquile rapirono l’oro alla Montagna"

Il battaglione Alpini "Uork Amba" fu un reparto dalla vita breve ed intensa. Nato nel dicembre del 1935 come VII battaglione complementi della divisione PUSTERIA, è impiegato nella guerra d’Etiopia. In questa guerra, ha modo di mettersi in rilievo nella conquista del monte "Amba Uork" (27 febbraio 1936) che, per volontà degli Alpini che presero parte all’impresa, darà il nome al battaglione stesso. Nell’ottobre del 1936, a Feltre viene costituito un altro VII battaglione complementi destinato ad andare a rinforzare gli ormai pochi uomini del "Uork Amba" presenti in Africa. Il battaglione è quindi impiegato nella lotta ai ribelli etiopi e sotto la guida del maggiore Peluselli, diventa un reparto a marcato spirito Alpino; accanto al vestiario coloniale vengono distribuiti vestiti in grigioverde, il cappello con la piuma e il sacco Alpino. Inoltre, nei pressi di Addis Abeba, tra le montagne della zona, viene istituita una "palestra alpina" per l’allenamento alpinistico degli uomini del battaglione. Dopo il rimpatrio, nel 1937, del resto della divisione PUSTERIA, il Battaglione Speciale "Uork Amba" è l’unico rappresentante degli Alpini in A.O.I.: i suoi componenti sono tutti reduci della campagna d’Abissinia o richiamati per mobilitazione e provengono da un po’ tutte le regioni italiane di arruolamento Alpino delle classi 1900-1917. All’inizio della guerra, il "Uork Amba" è inquadrato nel X Rgt. Granatieri. Tenuto come riserva nella zona della capitale etiope, nel gennaio 1941 è inviato nella zona di Cheren (Keren), tra le montagne dell’Eritrea per sbarrare la strada ad alcuni reparti inglesi ed indiani in avanzata verso Asmara. Agordat e Barentù erano state perse, le nostre truppe coloniali, investite dalla superiorità numerica e d’armamento dei Britannici si stavano ritirando: la difesa dei monti attorno Cheren era diventata un fattore chiave per la tenuta dell’intera A.O.I.. Presso cima Forcuta e la gola del Dologodoroc si tennero degli asprissimi combattimenti che videro gli Alpini del "Uork Amba" coprirsi di atti di molti atti di eroismo individuale. Per cinquantasei giorni, attorno a Cheren, gli Alpini lottano duramente contro i mezzi corazzati e le soverchianti truppe britanniche per mantenere le posizioni su cima Forcuta. La resistenza fu così tenace che anche Churchill dovettero ammettere la sua preoccupazione per la lentezza con cui i suoi uomini stavano avanzando in Eritrea. Il 26 marzo, il Comando Superiore italiano è costretto a porre fine alla resistenza nella zona di Cheren. Tre medaglie d’oro, 500 morti e centinaia di feriti attestano il sacrificio del battaglione sulla cima Forcuta e sul Dologorodoc. I resti del "Uork Amba", un centinaio di uomini e due ufficiali, per sottrarsi alla cattura percorsero 100 Km di zona montana per arrivare ad Asmara. Da qui sono inviati a Massausa dove combattono per la sua difesa. Caduta la città, gli Alpini sono imprigionati dagli inglesi e il battaglione è quindi sciolto. È l’aprile 1941. Su una forza complessiva di 1000 uomini, dopo due mesi di combattimenti ne rimasero incolumi solo 130 mentre oltre 300 furono i caduti.


GLI ULTIMI GIORNI D’UN EROE (a cura di Italo Riera)

Allo scoppio della guerra il battaglione Uork Amba (che fungeva da terzo battaglione di fanteria per il X Reggimento Granatieri di Savoia) venne mantenuto in riserva strategica nella zona di Addis Abeba. La 1ª Comp. si trovava ad Erba, la 2ª a Uollisò, la 3ª a Uollenciti e tutte, per non impigrire, erano occupate a costruire fortini. Il battaglione, comandato dal ten. col. Luigi Peluselli, mutilato della Grande Guerra, non prese parte alle operazioni in Somaliland e, praticamente, venne tenuto intatto fino a quando la situazione dell’Eritrea non si fece critica: avevamo perduto Agordat e il Gen. Carnimeo a Cheren aveva iniziato la resistenza praticamente senza truppe. Arrivò l’ordine di trasferimento immediato: il 3 febbraio 1941 il battaglione iniziò il movimento da Addis Abeba, su autocarri; il 4 giunse al Termaber; il 5 transitò per la Piana del Gerà, raggiungendo Alomatà e Dessiè, dove passò la notte vicino al campo di aviazione, appena bombardato dagli Inglesi. Il giorno 6 la colonna raggiunse l'Amba Alagi e il passo di Mai Mescic; di lì il 7 arrivò a Senafe e l’8 pomeriggio entrò ad Asmara, proprio durante un bombardamento aereo. Gli uomini vennero così a trovarsi nella necessità di sparpagliarsi per ogni dove e fu poi necessario fare l’appello per riunire il reparto. Le compagnie, la sera stessa, vennero caricate alla spicciolata su ogni mezzo disponibile e inviate a Cheren. La mattina del nove vennero scaricate nei pressi del km 92 della strada per Agordat, in località Habi Mentel, e lì si disposero lungo la costa di Monte Agher Bacac (a oriente di Monte Becanà, a nord di Val Bogù), in attesa.Verso mezzogiorno vennero sorvolate dalla ricognizione inglese e quindi sopraggiunsero due aeroplani nemici che bombardarono la zona. Il giorno undici sera arrivarono alcuni autocarri e gli Alpini si dovettero ammassare in fretta e furia sui cassoni e partirono per destinazione ignota.

Ermes Strizzolo (quarto in piedi da destra) quando militava nelle CCNN in Etiopia, prrima di essere richiamato  negli Alpini  

Corsero a luci spente per qualche tempo e poi furono fatti scendere presso una base logistica, dove c'erano vestiti e, perfino, profumo, che gli Alpini si affrettarono a svuotarsi addosso. Di seguito le compagnie iniziarono il movimento verso la montagna, nel buio più completo e sotto una leggera pioggerella; alle ore 20.00 circa raggiungevano così la vetta di Monte Amba e alla mezzanotte la base di partenza per l’attacco. A questo punto, giunti sotto la posizione da conquistare (e non sapevano ancora che si chiamava Forcuta o, come disse qualche reduce, Biforcuta) fu dato loro ordine di inastare la baionetta e poi, senza preparazione di artiglieria, furono mandati all’assalto nella notte. Urlando "Savoia" come forsennati, per darsi coraggio, gli Alpini della 1ª Compagnia giunsero sulla vetta in pochi minuti, senza incontrare i nemici, che nel frattempo se l’erano battuta; sulle posizioni indiane si organizzarono piazzarono le pesanti e, soprattutto, si preoccuparono di razziare le riserve abbandonate.


Non passò molto tempo in tranquillità, quella notte, accortisi del grave problema che la perdita della Forcuta aveva determinato nello schieramento, gli inglesi scatenarono una tempesta di granate sulle quote della Forcuta.Gli Alpini, rintanati fra le rocce, che moltiplicavano l’efficacia degli scoppi delle granate, attendevano il contrassalto con qualche angoscia: anche se erano tutti richiamati che avevano fatto almeno un’altra guerra era la prima volta che si trovavano al fuoco in quella. Poi gli indiani vennero su e si scatenò la battaglia, che presto si tramutò in un ferocissimo corpo a corpo sulle rocce strapiombanti: non era ancora spuntata l’alba del giorno 12. Sono passati solo diciannove giorni da che Ermes Strizzolo indossa nuovamente il cappello Alpino. Durante la dura battaglia per la conquista di cima Forcuta, si trova a fare da collegamento assieme a due Alpini tra la compagnia avanzata e il comando di battaglione. Vedendo che la situazione è critica e che urge l’invio di rinforzi, manda i due Alpini a comunicare la situazione al comando. Non vedendo però rientrare nessuno dei due, decide di partire egli stesso. Nonostante il fuoco martellante del nemico, ferito gravemente da una raffica, raggiunge il comando di battaglione dove esorta l’invio urgente di rinforzi per salvare i compagni del reparto avanzato. Stremato dallo sforzo e dalla gravità delle ferite muore poco dopo. Alla fine della battaglia, cima Forcuta rimase in mano agli Alpini. Dalla motivazione della M.A.V.M., c’è ragione di credere che il caporale Strizzolo sia morto durante la fase precedente il contrassalto indiano, in altre parole fra la conquista della Forcuta, che avvenne all’incirca verso mezzanotte e mezza e l’alba del giorno 12 mentre il battaglione stava consolidando le posizioni. Per l’azione dettata dal più alto senso del dovere e da un concreto spirito di solidarietà verso i compagni in difficoltà, il 10 maggio 1955 il Ministero della Difesa, ha concesso la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria al caporale Ermes Strizzolo che, con il suo comportamento, ha onorato il nome del paese che lo vide partire giovanissimo. Ad Ermes Strizzolo, che riposa in pace nel cimitero Italiano di Cheren, negli anni Sessanta, fu dedicata un’aula delle scuole elementari di Morsano.


 

Il Direttivo del Gruppo

Presidente Onorario:
Cav. Giacinto Graziotto

Capogruppo/Responsabile Protezione Civile:
Giancarlo "Bepi" Genovese

Vicecapogruppo/Segretario:
Leonardo Zanello

Consigliere/Cassiere:
Sergio Zanello

Consigliere/Addetto Stampa:
Roberto Biscotti

Consiglieri:
Alessandro Genovese
Luigi Ronzani
Ivan Sandri
Volveno Businelli
Amo Romanese
Roberto Strizzolo
Tommaso Degano
Silvano Serravalle
Duilio Parelli

 

Direttivo 2009-2012

 


Il Libro degli Alpini di Morsano:

"Un Paese e i suoi Alpini - Cento anni di tradizione alpina a Morsano di Strada"

Per celebrare il 30° anniversario di nascita ufficiale del Gruppo, gli Alpini di Morsano hanno realizzato una pubblicazione, curata da Fabrizio Biscotti, che ripercorre le tappe piu' significative della vita Alpina del Paese. La pubblicazione, di 256 pagine e 300 fotografie, puo' essere ordinata inviando una e-mail a Pubblicazione ANA Morsano

  • La storia degli Alpini
  • I muli nelle Truppe Alpine
  • Gli Alpini ed il terremoto del Friuli
  • Le vicende dei reggimenti in cui militarono gli Alpini morsanesi
  • La storia dell'ANA
  • La storia di Morsano
  • La M.A.V.M. C.le Magg. Alpino Ermes Strizzolo
  • Il gruppo A.N.A. di Morsano
  • La sede: la Baita Alpina
  • La Protezione Civile del Gruppo e la "Missione Arcobaleno" in Albania
  • Le foto e le storie in grigioverde degli Alpini morsanesi: 220 Alpini morsanesi e le loro storie, incluse le testimonianze legate agli interventi dopo il disastro del Vajontt, in Alto Adige durante il periodo del terrorismo altoatesino, sul confine orientale durante la crisi con la Iugoslavia, nella missione Albatros in Mozambico e nei Vespri Siciliani

Galleria immagini della presentazione

Le foto della presentazione

Sui giornali locali:
Il Gazzettino (24 luglio 2001)

Articolo on-line

Il Messaggero Veneto

Articolo on-line


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